Lo zucchero di canna fa male?

Lo zucchero bianco ricavato dalla barbabietola è il dolcificante più utilizzato in Europa. Tenta di contendergli il primato lo zucchero di canna, che molti considerano più salutare. E' davvero così? Approfondiamo i pro e i contro in questo terzo articolo di Critica Naturale.

Lo zucchero di canna gode di una reputazione migliore rispetto al comune zucchero bianco estratto dalla barbabietola. Chi è attento alla forma è convinto che lo zucchero di canna abbia ricadute più "leggere" sulla linea, mentre chi, in senso più ampio e al di là del conto delle calorie, si preoccupa della propria salute ritiene che il suo profilo nutrizionale sia superiore rispetto a quello dello zucchero di barbabietola.

Sfatiamo subito un luogo comune: come lo zucchero di barbabietola, anche lo zucchero di canna è saccarosio, un disaccaride, cioè un carboidrato formato da due molecole, una di fruttosio e una di glucosio. Non c'è nessuna differenza tra zucchero di barbabietola e zucchero di canna per ciò che concerne la struttura chimica, le calorie e l'impatto metabolico sull'organismo, tessuto adiposo compreso (zucchero di barbabietola e zucchero di canna hanno anche indice glicemico identico).

La buona fama dello zucchero di canna si deve in gran parte all'opinione, assai diffusa, che sia un alimento integrale. In realtà, quello che in genere si trova in commercio o al bar, in bustina e sfuso, è un prodotto raffinato, in cui la materia prima ha subito profonde lavorazioni ed è stata trattata con sostanze chimiche, analogamente a quanto avviene per lo zucchero di barbabietola.

Non è tutto. Il colore in genere ambrato dello zucchero di canna (dovuto ad alcune impurezze residue, che vengono mantenute perché aromaticamente gradevoli) spesso è volutamente accentuato tramite l'aggiunta di un colorante (il caramello ammoniacale, noto anche come E 150), in modo da dare al prodotto un aspetto meno "lavorato".

Insomma, lo zucchero di canna non ha alcun pregio in più rispetto allo zucchero bianco di barbabietola.

Semmai si potrebbe discutere delle eventuali virtù dello zucchero di canna integrale, che si riconosce rispetto al più comune zucchero di canna raffinato per i granelli di forma e dimensioni non omogenee e il colore tendente al bruno e tutt'altro che uniforme, con granuli vistosamente più scuri di altri.

In merito alle sue proprietà nutrizionali, è vero che lo zucchero di canna integrale non ha subito un processo di raffinazione e mantiene inalterate le sostanze originarie. Ma la quantità di zucchero che bisognerebbe assumere affinché i suoi enzimi, vitamine (sostanzialmente alcune vitamine del gruppo B) e minerali (soprattutto potassio, calcio e, in misura minore, magnesio) si traducano in un beneficio effettivo per l'organismo sarebbe così ingente da provocare danni alla salute di gran lunga superiori ai vantaggi.

Un esempio? 100 grammi di zucchero di canna integrale contengono circa 130 milligrammi di potassio. Un record rispetto allo zucchero bianco, che non ne contiene affatto. Ma, se pensiamo che i LARN (i livelli di assunzione giornalieri raccomandati di nutrienti) per il potassio corrispondono a 3.100 milligrammi, perché lo zucchero possa rappresentare un alimento nutrizionalmente interessante sotto questo proflio, dovremmo mangiarne oltre 2 chili al giorno...

Veniamo allora alle conclusioni di questo terzo articolo di Critica Naturale dedicato allo zucchero di canna.

Pregi
Nessuno. Lo zucchero di canna è del tutto assimilabile allo zucchero bianco ricavato dalla barbabietola. Mentre lo zucchero di canna integrale - che tra l'altro non è molto diffuso - non presenta un contenuto di principi nutritivi tale da incidere positivamente sulla salute dell'organismo.

Difetti
Come tutti gli zuccheri semplici, anche lo zucchero di canna - integrale o raffinato - innesca quel circolo vizioso, fatto di picchi glicemici e interventi compensatori dell'insulina, che apre le porte al diabete, al sovrappeso e a tanti altri squilibri metabolici.

Consigliato
Assolutamente no, né quello raffinato, né l'integrale. Esistono tante alternative ben più sane, come il miele di Manuka, che, per quanto abbia anch'esso un alto indice glicemico da farne suggerire il consumo moderato, almeno possiede davvero anche proprietà benefiche, oppure la stevia. La soluzione che preferiamo è però quella di non dolcificare affatto.

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